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Letture

Narrativa

Racconti e romanzi che spesso si vedono sugli scaffali delle librerie di casa, ovvero i classici della letteratura, qui riproposti, e una selezione di nuovi titoli scelti tra i tantissimi che ogni  settimana vengono pubblicati. Un insieme di libri cui dedicare i nostri momenti di pausa, svago e riposo al fine di riscoprire e trasmettere l’amore per la lettura grazie all’elogio di tutto ciò che dona fascino ad un libro : la copertina, il formato, l’edizione e, più di ogni altra cosa, il contenuto.

 

 

Maggio 2017

 

Gilbert Sinoué, La signora con la lampada, ed. Neri Pozza, 2010 e Masolino d’Amico, L’infermiera inglese, ed. Skira, 2015

Due romanzi dedicati a Florence Nightingale (1820 – 1910), colei a cui si deve il merito del programma di riorganizzazione infermieristica moderna. The lady with the lamp, questo l’appellativo affettuoso e colmo di ammirazione attribuitele, durante la guerra di Crimea, dai soldati che, nel corso della notte, la vedevano aggirarsi indefessamente tra le corsie dell’ospedale di Scutari, tenendo con sé un lume a petrolio, attirò su di sé l’ostilità delle gerarchie militari contrarie alla sua opera di rinnovamento, rivelatasi un’anticipazione sui tempi. Nonostante ciò non si arrese e fece della riforma sanitaria lo scopo principale della sua missione concentrandovi quasi maniacalmente tutte le sue forze. E alla fine vinse. La regina Vittoria ne riconobbe il merito e fu la prima donna ad essere insignita dell’Order of Merit. Due storie avvincenti, appassionanti e dal ritmo brillante e scorrevole per farci conoscere il ritratto di una donna divenuta una figura leggendaria dei nostri tempi : colei a cui si deve la riforma dell’assistenza infermieristica moderna e la riorganizzazione degli ospedali da campo.

 

 

Jennifer Worth, Chiamate la levatrice e Tra le vite di Londra, ed. Sellerio, 2014 e 2015

Una cronaca e, allo stesso tempo, un diario, a testimonianza delle giornate lavorative delle levatrici in servizio nei quartieri dell’East Side di Londra agli inizi degli anni Cinquanta. A parlare è l’infermiera Jennifer Worth. Giovanissima, sotto la guida delle suore di Nonnatus House, l’infermiera Worth si formò come ostetrica e sostegno medico lavorando direttamente sul campo. Senza risparmiarsi. Seguendola, si entrerà nella realtà delle Docklands con le case popolari prive di acqua calda, servizi igienici e riscaldamento. Era qui, in queste condizioni alquanto precarie, che le donne allevavano nidiate di bambini e fu qui che, per aiutarle, la Worth, munita di una sola bicicletta e di pochi strumenti ostetrici, esercitò con dedizione la propria professione. Rispettata dalla comunità per la sua presenza responsabile e premurosa e, per questa ragione, immune dalla violenza, dalla criminalità e dalla selvaggia noncuranza di chi, in anni di grande cambiamento sociale, non ha nulla da perdere, l’infermiera Worth lavorò direttamente « dentro gli affari delle donne ». Senza alcun proposito di proselitismo ma animata soltanto dalla necessità di mettere le madri nella condizione di far nascere i propri figli senza rischiare di morire. Accanto a lei la galleria tenera, nobile e a tratti comica delle altre giovani levatrici, sue colleghe, e delle suore del convento di Nonnatus House, dove le ragazze abitavano e da cui dipendevano professionalmente. Con loro entreremo in una realtà di estrema desolazione animati da una grande voglia di verità quotidiana, da una rispettosa allegria e dalla sicura fiducia che quel mondo, grazie ai radicali cambiamenti del sistema sanitario nazionale apportato in quegli anni, sta per finire. Senza rimpianti. Un inno alla vita che non racconta soltanto di miseria, povertà e ignoranza ma anche di speranza, di voglia di gioire o, più semplicemente, di divertirsi. Non ci si potrà non affezionare a queste donne così piene di amore per il prossimo e così fondamentali per la sopravvivenza di un’intera comunità. Sono loro che hanno fatto la differenza tra la vita e la morte. E per questo, andrebbero ricordate ogni giorno. 

 

Monica Dickens, Su e giù per le corsie, ed. Elliot, 2016

Quando gli effetti della Seconda Guerra Mondiale arrivarono a Londra, Monica Dickens, pronipote d’arte del celebre Charles e giovane donna di natura intelligente e di indole così autonoma da essere alquanto determinata a guadagnarsi da vivere da sola, decise di abbandonare il suo impiego di cameriera e aiuto-cuoca nelle case signorili dell’upper-class inglese per rispondere ad uno dei numerosi appelli con cui il Governo inglese invitava le donne ad impegnarsi nello sforzo bellico lavorando come infermiere negli ospedali. Da qui iniziano le sue rocambolesche avventure tra le corsie di un ospedale dell’Hertfordshire tra turni estenuanti, regole ferree, pesanti e noiosi lavori che inevitabilmente le toccarono come ultima arrivata, colleghe spocchiose, superiore impossibili e pazienti intrattabili. Ma alla fine, grazie al suo animo allegro e vivace, la giovane infermiera non poté non riuscire a farsi degli amici tra i colleghi dell’ospedale e gli ammalati e a concedersi persino qualche serata di divertimento, sgattaiolando fuori la sera tardi per andare a ballare con soldati affascinanti. Dopo Su e giù per le scale, la pronipote di Charles Dickens torna a raccontarci la sua vita e i suoi tempi affrontando con saggezza di spirito e tanta autoironia la durezza di un tema come la guerra. Ed anche quando ci parla di morte e sofferenza, Monica sa mantenere un tono leggero e persino riguardosamente scherzoso, mostrandoci come uno spirito ironico e leggero possa talvolta aiutarci ad uscire incolumi dalle peggiori sofferenze e atrocità.

 

 

Anna Sparham, Soldiers and Suffragettes. The Photography of Christina Broom, ed. Philip Wilson, 2015

Foto di soldati della Prima guerra mondiale e di suffragette ; poi, immagini ufficiali della Household Division, ovvero le guardie della Regina, di reali in carrozza, arcivescovi in processione, marinai, religiose, bambini e giocatori di cricket. In posa o colti al volo dall’obiettivo di Christina Broom (1862 – 1939) passata alla storia come the UK’s First Female Press Photographer ma ancora oggi poco conosciuta. Cominciò a fotografare all’età di quarant’anni quando il marito rimase ferito in un incidente e lei dovette inventarsi un mestiere. Una scelta curiosa ma vincente ; imparò da autodidatta e fu una delle poche a non rimanere confinata in uno studio per spostarsi, invece, insieme al suo pesante apparecchio fotografico, in tutta la città di Londra in cerca dello scatto giusto. E lo trovò. Le più celebri tra le sue quarantamila fotografie e più quelle realizzate durante le manifestazioni delle suffragette che si tennero in quegli anni a Londra : la Women’s Sunday a Hyde Park nel 1908 e la Women’s Exhibition del 1909. Oggi richiestissime come cartoline e come corredo degli articoli di giornale. Proprio come un tempo.

 

 

 


Proposte precedenti


Ferdinando Scianna, Lettori, ed. Henry Beyle, 2015

Un volume che raccoglie ventotto fotografie, ciascuna corredata da una sintetica  didascalia e tutte seguite da una postfazione, dell’artista siciliano Ferdinando Scianna. In un succedersi di luoghi tra loro lontani – dalla Bolivia al Mali, da Racalmuto a Milano – compare un avvicendarsi di persone che si accosta ad un testo stampato, sia esso un abbecedario, un fumetto, un giornale, una lettera e ancora, ovviamente, un romanzo. Un elogio al libro e all’atto stesso di leggere restituito non attraverso le parole bensì le immagini. Per ricordarci che in Italia e nel mondo, sul tram così come a casa, la lettura è un’emozione cui nessuno, a qualsiasi età, possa, voglia o debba rinunciare.

 

 

 



Thomas Montasser, La libreria di zia Charlotte, ed. Neri Pozza, 2015

Questa volta zia Charlotte ha proprio sorpreso : senza dire niente a nessuno, è scomparsa dal giorno alla notte, lasciando solo un bigliettino per dire : « Sarà mia nipote Valerie a occuparsi di tutto ». E la giovane Valerie mai e poi mai si sarebbe immaginata di trovarsi a gestire per un anno una piccola e alquanto antiquata libreria, quale la Ringelnatz & Co., con il suo pavimento consunto, i tendaggi di velluto liso, le alte pile di volumi polverosi e un registratore di cassa uscito forse da un film degli anni Trenta. Occuparsi di un « posto così antidiluviano » poteva essere l’aspirazione di una vecchietta mite e solitaria quale la zia Charlotte ma non di certo la sua perché Valerie, con la sua laurea in economia aziendale, ambisce ad un impiego ben più importante presso una grande multinazionale scandinava. Peccato però che la pragmatica Valerie ignori il potere che un buon libro racchiude in sé e, mentre aspetta che l’acqua bolla nel samovar di sua zia, riflettendo su cosa fare di quel posto, inizia a sfogliare Il castello di Kafka e, una volta finito, passa a Calvino, Dickens, Neruda, Rilke e tanti altri, senza più riuscire a smettere. Tutti quei volumi che la zia aveva catalogato in un vecchio schedario, attribuendo a ciascuno un aggettivo per riassumerlo e definirlo, le scorrono tra le dita con un misto di stupore ed esaltazione, minuto dopo minuto, ora dopo ora, fino a notte fonda. E, quando trova un libro anonimo e incompiuto intuisce che quella non è una copia difettosa ma un’avventura. Forse scritta apposta per lei. Confortata da Grisaille, una topina dallo sguardo intelligente, e aiutata da un misterioso cliente, Valerie intraprende un viaggio che la porterà a conoscere il motivo della fuga di sua zia e a riscrivere il proprio futuro. Si deve scoprire dove, però ! Un’avventura giocosa e piena di sorprese ; un libro fiabesco e un’ode alla lettura. Perché i libri possono essere uno strumento di conoscenza ma anche un luogo di fantasia per poter sognare. E il lettore non potrà fare altro che mettersi comodo e godersi il viaggio.

Pierre Péju, La piccola chartreuse, ed. Neri Pozza, 2004

Alle quattro e mezza, all’uscita della scuola, in un generale brusio di allegria che scandisce il fuggifuggi dei bambini e dei loro genitori, Eva è la sola a rallentare il passo per cercare sua madre Thérèse. Silenziosa e smarrita, tutte quelle persone che le passano accanto e che lei non conosce perché non ne ha avuto tempo, in quanto da poco arrivata nella nuova cittadina ai piedi della grande montagna della Chartreuse, e forse nemmeno voglia, non fanno che accrescere la sua inquieta solitudine per una mamma così poco puntuale e diversa dalle altre che vive in un tempo tutto suo, sfuggente e rallentato, dove ogni responsabilità sembra dissolversi. Quel giorno, però, il malessere di Eva cresce e, d’improvviso, rimasta sola di fronte al cancello della scuola, pur sapendo di non conoscere la strada per tornare a casa, inizia a correre a perdifiato. Con l’ostinazione di chi sa di non esistere per nessuno e gli occhi colmi di lacrime, attraversa la strada senza guardare. Qui la tragedia : il suo corpo sotto il cappotto e la calzamaglia rossa è investito da un furgoncino, quello del libraio Etienne Vollard, un uomo timido, impacciato e restio ad ogni contatto umano. Ai bordi del letto dell’ospedale, dove rimarrà ricoverata per lunghe settimane, l’anziano libraio tenterà di ridestarla rivolgendole le uniche parole che conosce, quelle di Goethe, Nabokov, Borges e tanto altri. Thérèse lo lascerà fare e Eva, chiusa nella sua incomunicabilità, come una piccola chartreuse, ovvero le religiose dell’omonimo massiccio alpino che facevano volto di silenzio, lo ascolterà. Una favola moderna sulla solitudine che, con stile elegante e screziato di citazioni letterarie, senza trascinarsi in una svendita di buoni sentimenti, descrive il dramma di persone chiuse in se stesse e nel loro dolore facendoci riflettere sul grande potere delle parole ma anche sulla più semplice e spontanea necessità umana di comunicare, ascoltare e trovare qualcuno che ci ascolti. Quasi a dirci che nessun libro e nessuna sapienza umana possono sostituire l’unico sentimento che veramente valga nella vita di un uomo : l’amore.


Helene Hanff, 84 Charing Cross, ed. Archinto, 20

Uno scambio epistolare ; quello tra una scrittrice americana senza soldi che ama la letteratura inglese e i libri d’antiquariato - Helene Hanff - e il responsabile di una libreria londinese, la Marks & Co., specializzata in libri antichi usati – Frank Doel. Da qui, la possibilità per Miss Hanff di poter reperire a prezzi a lei accessibili tutti i testi della letteratura inglese, dal Seicento in poi, dei quali si rende conto di non poter fare a meno. E questo grazie alla professionalità e grande sensibilità di Frank Doel. Con lui, con la sua famiglia nonché con tutti i collaboratori della Marks & Co., Helene Hanff crea e consolida un legame di profonda e sincera amicizia tanto che, con il passare degli anni, iniziano a sorvolare l’Oceano non solo lettere contenenti anticipi di testi da acquistare e di libri acquistati ma anche uova in polvere, calze di nailon, ricette dello Yorkshire pudding, foto dei figli che crescono e tovaglie ricamate. Ed Helene inizia a mettere da parte i soldi per recarsi nella sua tanto amata Londra ; la Londra di Chaucer, di Shakespeare e … di Frank Doel e famiglia naturalmente ! Guardando, nel frattempo, films inglesi per osservare come sono fatte le strade dell’Inghilterra. Ma il tanto desiderato viaggio non riuscirà a realizzarsi in tempo : Frank muore prematuramente e, poco dopo, la Marks & Co deve chiudere definitivamente i battenti. Miss Hanff potrà a recarsi a Londra solo anni dopo e proprio in occasione della presentazione del libro scritto per raccogliere e salvare la sua corrispondenza con l’amico Frank Doel. Insieme al suo ricordo. Una storia che celebra l’amore per la lettura, le pagine stampate, il desiderio di libri, la ricerca di testi e l’odore della carta tanto cara a chi ama perdere se stesso nel tempo, sfogliando pagine e storie di altre epoche. Ma non solo : un omaggio all’amicizia e un sincero riconoscimento alle persone che ci hanno voluto e fatto del bene. Se andate a Londra, recatevi in Charing Cross : la libreria non c’è più ma fermarsi davanti al numero 84 per un solo attimo sarà un segno di riconoscimento. Invisibile ma meritato.

 

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