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Vendita Libri Moda - Diana Vreeland after Diana Vreeland

Libri di Moda


Numerosi volumi di Moda dai quali trarre ispirazione.



PROPOSTE DEL MESE


In occasione dell’esposizione consacrata a
Diana Vreeland - Diana Vreeland after Diana Vreeland – a Palazzo Fortuny a Venezia (10 marzo – 26 giugno 2012), dedichiamo qualche breve paragrafo a questa donna, definita la
« grande sacerdotessa della moda ».

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Dunque, Why dont’ you:

- Lisa Immordino Vreeland, Diana Vreeland: The Eye Has to Travel, Abrams, 2011

- Diana Vreeland, Allure, Chronicle Books, 2010

- Eleanor Dwight, Diana Vreeland: An Illustrated Biography, Collins Design 2011

- Frisa Maria Luisa e Judith Clark, Diana Vreeland after Diana Vreeland (catalogo della mostra Venezia, Palazzo Fortuny, 10 marzo – 26 giugno 2012) Marsilio, 2012

- Glenda Bailey, Harper's Bazaar, Abrams, 2011



Per le notizie su Diana Vreeland, si ringrazia Grazia D’Annunzio, autrice di un bellissimo articolo dal titolo Vreelandmania pubblicato sulla rivista MM magazine, spring-summer 2012, pp. 33-37.





Si dice che non fosse bella ma il suo volto non convenzionale e dallo sguardo fiero e un po’ intimidatorio, le sue mani lunghissime e laccate, il corpo minuto, il carattere volitivo ed esuberante e il suo innato chic dal look flamboyant ne hanno fatto un’icona di stile. Sposata con l’aitante banchiere Reed Vreealnd, da lady della high society newyorkese, Diana diventò, nel 1936, una working woman negli ambienti sofisticati di Harper’s Bazar, dove svolse venticinque anni di tirocinio. Qui riuscì a produrre ciò che le signore americane, disorientate prima dal crollo di Wall Street e poi dall’entrata in guerra, desideravano più di ogni altra cosa : sognare. Lo fece usando vestiti di haute couture indossati da bellezze rarefatte e algide e ideando una rubrica : Why don’t you – « Perché non abbini dei mezzi guanti di velluto violetto con qualsiasi abito o perché non risciaqui i capelli biondi di tuo figlio con lo champagne avanzato ? » – che entrerà nella storia del costume. Nel '62, quando entrò a Vogue America era già famosa, qui diventò una leggenda. Per nulla nostalgica ma costantemente attratta dal nuovo, reinventò un giornale facendolo diventare la « Bibbia fashion ». Diede ampio spazio alle rivoluzioni dello stile – Courrèges e Yves Saint Laurent –, scoprì bellezze emergenti – Mia Farrow – e modelle dal fascino non convenzionale – Marisa Berenson. Nonostante il successo, nel 1971, a causa delle spese astronomiche dei servizi di moda, venne licenziata. Non si perse d’animo e divenne consulente del Costume Institute del Metropolitan Museum di New York. All’indomani della sua scomparsa, nell’articolo scritto da Bernardine Morris per il New Yok Times, spicca il proclama : « La Vreeland é stata e rimane l’unica geniale fashion editor ». Era il 1989. Oggi, con il suo temperamento fuori dagli schemi e la sua alquanto personale visione estetica perchè, come diceva nel suo volume Allure, « l’occhio deve viaggiare », rimane ancora un mito.



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